Sintesi proteica e crescita muscolare.

Un fatto nuovo

Contrariamente a quanto più volte letto e sentito, e quasi universalmente accettato, alcuni studi effettuati dalla dottoressa M. Arnal presso il Centro Francese di Ricerca sulla Nutrizione Umana evidenziano che l’introduzione del settanta per cento della dose giornaliera di proteine in un unico pasto rispetto alla stessa quantità suddivisa in quattro spuntini, produce un incremento del 50% della sintesi proteica e un accumulo di proteine più alto del 20%. La convizione comune al riguardo è che non sia opportuno ingerire una quantità di proteine superiore ai 35-40 grammi per pasto, in quanto l'organismo non sarebbe in grado di gestire efficacemente tali quantità e si ritroverebbe a fare i conti con un surplus da smaltire.

anabolismo muscolare

Secondo alcuni finirebbe nell'essere trasformato in grasso, secondo altri creerebbe difficoltà ai reni nella gestione dei metaboliti residui, con possibili complicazioni di salute a medio/lungo termine.
Se pensiamo alle implicazioni della dieta paleolitica e altre linee di pensiero che convergono sul fatto che l'organismo umano dagli albori della sua comparsa sulla terra, fino all'epoca attuale, abbia visto modificare il proprio genoma di una percentuale bassissima (0,02%), ci viene spontaneo ritenere che le capacità digestive dell'uomo di oggi non differiscano sostanzialmente dall'uomo di un milione di anni fa.
E sappiamo che in quel monento, di oltre un milione di anni fa, la impossibilità di conservare il cibo (carne animale), il grande dispendio energetico nella lotta per procurarselo, e le difficoltà nel proteggerlo dalla aggressione di altri animali più forti, costringeva l'uomo a consumare quanta più carne possibile in tempi strettissimi. L'essere umano quindi, non poteva far altro che adattare se stesso ed il suo metabolismo a gestire grandi quantità di carne, assunte in pasti di formidabile portata.
Pasti che, ricordiamo, date le difficoltà di cui sopra, non potevano essere frequenti, e dunque imponevano di mangiare quanto più possibile in ogni occasione che si presentasse. Il sistema digestivo e tutte le funzioni ad esso collegate dovevano evolversi per fronteggiare tali esigenze, creando un ambiente che da un punto di vista ormonale ed enzimatico non si è modificato nel tempo e che ancora oggi ci permetterebbe,e ci permette, di assolvere con successo il nostro compito fisiologico di salvaguardia della nostra esistenza.

Anabolismo e catabolismo muscolare

Le fasi di anabolismo e catabolismo muscolare sono contraddistinte da un ritmo che non ha solamente una cadenza circadiana, è soprattutto ultradiano, richiede cioè diversi giorni per esprimersi compiutamente. I fenomeni che caratterizzano queste due fasi, gli ormoni, e gli enzimi che ne regolano l'evoluzione sono profondamente diversi, e per molti versi certamente antitetici. Una analisi più attenta ci permette di scoprire che gli ormoni deputati a risparmiare glucosio e a fornire energia sono steroidei (testosterone, cortisolo), mentre gli ormoni dell’anabolismo e del deposito (insulina, GH, IGF 1) sono proteici.

Un ulteriore approfondimento mostra che queste due classi di ormoni così diversi tra loro sono prodotti dall’organismo in maniera inversamente proporzionale (quando salgono gli ormoni steroidei scendono i proteici e viceversa).
Non è difficile comprendere che la nostra predisposizione genetica ci porta ad affrontare brevi periodi catabolici (tre, cinque giorni) seguiti da lunghe fasi anaboliche (cinque, quattordici giorni). In aggiunta, l'indagine e le speculazioni di W.J.Kraemer a tale proposito portano ad affermare che:

Catabolismo muscolare
catabolismo muscolare
  • non c’è ricostruzione significativa finché prosegue l’esercizio (GH, IGF 1, insulina rimangono a livello di base);  
  • gli interventi nei protocolli di allenamento tesi ad ridurre i tempi di tale processo, e per migliorare la risposta anabolica, non sortiscono gli effetti sperati, e spesso, anzi, riducono la capacità di allenamento;
  • come Selye ha sempre affermato, più profondo è il catabolismo che riusciamo a provocare, maggiore sarà la supercompensazione. Può quindi avere un significato contrastare il fenomeno naturale del catabolismo o forse è più sensato amplificarlo per farlo agire a nostro favore? I vari approcci che ripartiscono allenamento e recupero su base giornaliera non risultano essere il modo migliore per crescere. E' proprio grazie a queste false premesse che si è giunti all’abuso di farmaci, all’impiego fuorviato di integratori e diete, a invenzioni nella metodologia di allenamento, che hanno alla fine tolto il piacere della preparazione fisica;
  • il processo di ricostruzione e crescita muscolare richiede 5-14 giorni per completarsi. Perché allora intervenire nel frattempo con altri tipi di allenamento? Il ragionamento che giustifica tale pratica asserisce che in realtà si vanno a sollecitare altri distretti muscolari. Ma non funziona. Qualsiasi stimolo locale tocca tutto il sistema, nella sua interezza. Quando si forma cortisolo in conseguenza di un forte allenamento sulle gambe, questo ormone si diffonde in tutto l'organismo, e porta con sè una depressione degli ormoni anabolici. Solo con i farmaci (e si spiega quindi il grande ricorso alla chimica) si riesce a mediare lo scontro tra i due fenomeni, ma a costo di notevoli, successivi, scompensi;
  • per spingere l'allenamento ai massimi livelli è più efficace introdurre poche calorie e poche proteine, allo scopo di migliorare la sintesi e la disponibilità del testosterone. Successivamente invece, per favorire la sovracompensazione e quindi i processi di crescita, è importante rimanere inattivi e consumare quantità di proteine e calorie per stimolare la produzione di insulina, GH e IGF 1.

Come accordare la fase di crescita (anabolica) alla fase catabolica.

Le due diverse fasi devono essere messe in sintonia, per non creare sovrapposizione e contrasti, e un regime alimentare in sintonia con la nostra predisposizione genetica, immutata in centinaia di migliaia di anni, e che prevede piccoli pasti a base di frutta, semi, noci, uova nei giorni di esercizio, e pochi, copiosi, pasti a base di carne rossa, frutta e verdura nei giorni di ricostruzione, è la scelta naturalmente vincente.
Una ulteriore accortezza nel privilegiare razioni miste di proteine e carboidrati nelle prime ventiquattro ore della fase di recupero, ci fornirà una spinta incredibile. I primi giorni l'apporto calorico potrà addirittura eccedere il fabbisogno di base, per poi essere ridimensionato a valori più modesti. All'atto pratico questa impostazione conferma la sua validità anche con quei soggetti tipicamente catabolici, il cui profilo è definito "hardgainer".
Nella evoluzione della fase di recupero, con il passare delle giornate, il livello di endorfine inizia a scemare e si avverte più nettamente il dolore generato dalle forti sollecitazioni meccaniche imposte alle miofibrille.
Poi, ancora una volta, il ciclo inverte la sua rotta, e si diffonde nell'organismo una sensazione di benessere e piacere che si spiegano con l'aumentata increzione di GH.