PSORIASI |
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Cambia idea, non pelle! |
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La #psoriasi viene classificata come una forma
di dermatosi, con la produzione di arrossamenti e squame in varie aree del
corpo, e NON E’ CONTAGIOSA. | |
Irritazione, prurito, aspetto sgradevole delle zone colpite sono caratteristiche tipiche della malattia che certamente non favoriscono i rapporti interpersonali. In base alla estensione del fenomeno si distingue in forma lieve, moderata, e severa, e coinvolge ben 3 milioni di persone, con età variabile tra i 10 e 50 anni, ma anche oltre. Ufficialmente la medicina attribuisce la comparsa della psoriasi al malfunzionamento di alcuni geni, e sarebbe poi ulteriormente stimolata da altri fattori esterni, come: - trauma meccanico (urti, colpi sulle parti più esposte) - ambiente (scarsa esposizione alla radiazione solare) - stati infettivi ricorrenti (mal di gola, influenza, ecc) - stress psicofisico (professionale, famigliare, ecc) In base alla gravità del fenomeno vengono avviati trattamenti intesi a mitigarne gli effetti, SENZA TUTTAVIA PROMUOVERE UN SOSTANZIALE INTERVENTO SULLE CAUSE. Quindi si fa uso di oli emollienti, creme, unguenti a base vegetale, foto terapia con la esposizione a raggi UVB, e nei casi più difficili si ricorre anche a terapie sistemiche più aggressive, come l’impiego di immunosoppressori. MA SENZA ALCUN VERO INTERESSE PER CAPIRNE L'ORIGINE. La convinzione diffusa è che, se si legge la psoriasi come una manifestazione infiammatoria, l’unico vero modo per contrastarla sia proprio cercare di spegnere il processo infiammatorio. Oppure, meglio ancora, SPEGNERE GLI EFFETTI DEL PROCESSO INFIAMMATORIO. Perché è evidente che, ancora una volta, il segnale trasmesso dal corpo, appunto l’#infiammazione (di cui parlo qui http://www.studiopersonaltrainer.it/infiammazione.htm) , viene COMPLETAMENTE MALE INTERPRETATO E OSTACOLATO. La recidività della malattia, che mostra periodi di parziale remissione, alternati a periodi di riacutizzazione, dovrebbe invece farci aprire con forza gli occhi su ciò che a monte genera questa condizione di ADATTAMENTO DEL CORPO. Infatti, se con modestia tornassimo alle basi e applicassimo quali bravi scolaretti l’elementare quanto disatteso principio di scienza, quello di causa /effetto, al nostro caso specifico, la psoriasi appunto, potremmo con tutta probabilità ricavarne una soluzione efficace. Già una semplice osservazione, ricavata da semplici dati statistici, quindi facilmente disponibili, ci spiega una cosa importante: la radiazione solare tipo UVB (utilizzata anche in ambito terapeutico) porta giovamento quasi immediato. Se proseguiamo, VA RIMARCATO che, sempre dai dati statistici, si ricava che le popolazioni che vivono al sud mostrano una incidenza dimezzata di soggetti affetti da psoriasi, rispetto alle popolazioni del nord. Dunque la foto terapia agisce positivamente sugli effetti (le chiazze e gli arrossamenti si riducono), ma E' POSSIBILE CHE ABBIA UN SIGNIFICATO BEN PIU' RILEVANTE, E CHE AGISCA CIOE' DIRETTAMENTE SULLE CAUSE. Ed ecco come. Se è vero che la psoriasi in questi ultimi periodi subisce una riformulazione del suo status, e che da semplice forma di dermatosi viene riclassificata come malattia autoimmune, allora possiamo anche affermare che nei soggetti che ne sono affetti si sia instaurata una SOVRAESPRESSIONE RICORRENTE DEL SISTEMA IMMUNITARIO. Questo significa che” qualcosa” all’interno del sistema non funziona più correttamente, e che quel “qualcosa” influenzi negativamente a sua volta il comportamento di altre componenti del sistema. Bene. Sappiamo anche che il regista, l’istruttore, il maestro che assegna le funzioni alle varie cellule del sistema immunitario perché portino a termine il loro compito è la vit D (ne ho parlato qui http://www.studiopersonaltrainer.it/allergie_malesseri_verita.htm) . Ora, non può sfuggirci che la vit D, così determinante, E' DIRETTAMENTE COLLEGATA ALLA ESPOSIZIONE SOLARE. La vit D, che in realtà è un ormone di classe steroidea, si ottiene proprio grazie ad una reazione chimico fisica in cui GLI ATTORI SONO COLESTEROLO E RADIAZIONE SOLARE. Dunque, con un semplice ragionamento deduttivo siamo ora in grado di comprendere quanto meno che UNA DEFICIENZA DI VIT D NEL CORPO CI ESPORRA’ FACILMENTE A CONTRARRE LA PSORIASI. Ma potrebbe ancora non bastare. E’ stato accertato il legame tra psoriasi e malattie cardio circolatorie, tanto che, sempre da dati statistici, si ricavano percentuali che vanno dal 30 fino al 75 percento di aumentato rischio di infarto per i soggetti che ne sono affetti (psoriasi in forma grave). Il rischio elevato di infarto si spiega con l’evidenza di una disfunzione dell’endotelio vascolare, dove una maggiore adesività delle pareti interne porta all’accumulo di colesterolo LDL. Ma allora potrebbe essere una buona idea almeno ridurre il colesterolo LDL a favore di quello HDL. E come si fa? Paradossalmente è proprio il consumo di alimenti ricchi di colesterolo che favorisce l’inversione di tendenza, e cioè a ottenere +HDL e -LDL, mentre il consumo di carboidrati porta al dissesto degli equilibri, con l’aumento netto di LDL e la riduzione di HDL. La Società Italiana di Dermatologia denuncia inoltre che anche il diabete è in stretta relazione con la psoriasi. Nel caso, frequente, di concomitanza delle due patologie, si nota un decadimento delle cellule beta del pancreas, che sono RESPONSABILI DELLA PRODUZIONE DI INSULINA. Ricordiamo perché abbiamo spesso bisogno di insulina? Semplicemente perchè continuiamo a introdurre cibi ricchi di zuccheri. Un altro fattore è ritenuto determinante nella comparsa della psoriasi, ed è il #cortisolo (ne parlo qui http://www.studiopersonaltrainer.it/cortisolo_fuori_controllo.htm). Questo ormone, detto anche ormone dello stress, ha confermato la sua responsabilità quando si sono confrontati i dati relativi ai soggetti colpiti da psoriasi, al nord e al sud Italia. Per capire meglio, il cortisolo, come sappiamo, ha un ciclo di vita distribuito nelle 24 ore, durante il quale i suoi valori di concentrazione evolvono da zero al massimo secondo un preciso schema. Ebbene, lo stile di vita che scegliamo di avere può influenzarlo molto negativamente, facendolo letteralmente schizzare verso l'alto, con pericolosi effetti sulla nostra salute. Uno di questi effetti è proprio il manifestarsi della psoriasi, che guarda caso, nelle popolazioni del sud, che notoriamente hanno abitudini di vita molto meno affrettate, si riduce di oltre il 60 percento rispetto alle popolazioni del nord, dove invece imperano l'affanno e la competizione. Sono dati statistici. Ora affrontiamo debitamente il capitolo alimentazione, MAI sufficientemente valutato per le conseguenze importanti che può generare sulla nostra salute. Conseguenze evidenti solo se analizziamo il contenuto di carboidrati nel regime alimentare più diffuso, quello in cui è grande la presenza di cibi come pasta, pane, derivati dei cereali e vari altri zuccheri. L’alta concentrazione di zuccheri porta con sé il fenomeno della #disbiosiintestinale, e a cascata, la modifica degli equilibri all’interno del sistema immunitario. Qui le due principali classi di linfociti TH1 e TH2, vengono a trovarsi sbilanciate, con una netta prevalenza della classe TH2. Un meccanismo automatico di correzione di tale squilibrio è costituito da una terza classe di linfociti, i TH17. Dato l’elevato numero di TH2, i linfociti TH17 sono obbligati ad aumentare di conseguenza per una adeguata azione di contrasto. Ebbene, l’esito di questa interazione forzatamente prolungata, induce nel corpo uno stato infiammatorio permanente con una SUSSEGUENTE ANOMALA PRODUZIONE DI CHERATINOCITI, LE CELLULE DELLA PELLE. Che è esattamente l’effetto squame che si nota nella psoriasi. Si tratterebbe in realtà del naturale processo di ricostruzione che segue il processo infiammatorio, ma che purtroppo prende l'avvio con modalità e tempi sbagliati, proprio a causa delle condizioni viste prima. E’ un circuito vizioso. Ci sono altri elementi che favoriscono questa disfunzione? CERTO CHE SI, IL SOVRAPPESO. Le cellule di grasso (#adipociti) contribuiscono infatti generando interleuchina 6, una citochina infiammatoria iniziatrice del processo infiammatorio. Anche la stessa insulina, che in un regime alimentare ricco di zuccheri CONDUCE PROPRIO ALLA FORMAZIONE DI CELLULE DI GRASSO, contribuisce ulteriormente ad alimentare il processo infiammatorio, promuovendo la produzione di TGF beta1, in grado a sua volta di favorire i TH17 di cui abbiamo letto sopra. Inoltre il cortisolo, del quale abbiamo potuto considerare poco sopra gli effetti negativi diretti, ha una uguale partecipazione nell’agevolare la produzione di TH17.
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