Intensità nell'allenamento: obiettivo qualità dei risultati.
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Il concetto di intensità nell'allenamento. |
Da qualche tempo l’intensità è diventata un
elemento importante per molte attività di fitness, avendo molti istruttori
compreso che questo aspetto dell’allenamento è probabilmente il più
determinante nel raggiungere concreti miglioramenti sia di prestazione che
di benessere fisico. Tuttavia non sempre viene correttamente impiegata
questa potente leva. |
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Spesso anzi capita di assistere a pratiche di allenamento insensatamente
spinte all’eccesso, sia sotto il profilo della stimolazione meccanica che
di quella psichica, ritenendo erroneamente che l’intensità sia un
obiettivo da raggiungere ad ogni costo. Le cose non stanno
propriamente così. L’intensità è un parametro che deve servirci a misurare la qualità dell’esercizio, e
come tale deve essere interpretato. Ad esempio l’esaurirsi totalmente
durante l’attività fisica senza tenere conto della reale qualità del gesto
atletico e dei benefici che questo può generare sul nostro corpo, non
produce esiti favorevoli, ma semplicemente conduce ad uno stato di
sfinimento.
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Applicazione funzionale del concetto di intensità. |
La chiave che ci permette di ottenere un buon
esito dalla messa in pratica del concetto di intensità è data dalle
caratteristiche di funzionalità di ciò che
stiamo praticando. Cioè, il movimento che stiamo realizzando avrà tanto più
significato e spessore per la nostra routine di allenamento quanto più riuscirà
a interessare diversi comparti muscolari tra loro sinergici. Dovrà quindi
essere il più affine possibile a ciò che
abitualmente avviene nella vita di tutti i giorni, come quando ci apprestiamo a fare
le consuete attività del quotidiano (come sollevare pesi da terra, trasportare a
mano oggetti, spostare cose, ecc.). In tali occasioni accade che una miriade di piccoli e grandi
muscoli si attivano per portare a compimento il nostro gesto, completandosi
vicendevolmente e permettendoci di raggiungere il nostro obiettivo. Praticamente
nessuno dei muscoli coinvolti (anche se primari) agisce per suo conto, e senza la sequenzialità
necessaria e la partecipazione diffusa di altri muscoli vicini non riusciremmo a
completare l'azione. La funzionalità
ultima dell’esercizio fisico che andiamo a scegliere di praticare deve quindi ritrovare
una giustificazione proprio nelle gestualità quotidiane, deve cioè metterci nella condizione di agevolare le nostre prestazioni quando ne avremo bisogno per esigenze
legate alla nostra vita famigliare, professionale, ecc. Per capirsi ancora
meglio, non aiuta il nostro
benessere e la nostra salute fisica essere in
grado di affrontare forti carichi per un esercizio di curl bicipiti con
manubrio. E' molto più produttivo e stimolante, ad esempio, effettuare delle
trazioni alla sbarra con il peso del corpo, ed eventualmente con della zavorra
aggiuntiva, per ottenere anche una evidente e profonda sollecitazione dei bicipiti.
Il forte stimolo per i bicipiti si accompagna alla
grande partecipazione di altri settori (spalle e schiena soprattutto) che
impegnano il nostro organismo in modo veramente intenso, con l'esito di una pratica
certamente di tipo
funzionale, i cui risvolti di potenziamento sia da un punto di vista muscolare,
che articolare e osseo, si diffonderanno presto in tutto il corpo. Questo è
il vero obiettivo dell’allenamento funzionale, ed
è qui che possiamo puntare a obiettivi di intensità. Per monitorare con più
facilità le nostre scelte in tema di esercizi funzionali, alcuni semplici
suggerimenti possono esserci d'aiuto: • evitare gli esercizi di isolamento
(non coinvolgono sufficientemente il sistema neuromotorio); • non
superare i 20-30 minuti totali di attività (se siamo in grado di tollerare tempi
più lunghi semplicemente non abbiamo lavorato in modo intenso); • favorire sempre
un completo
recupero (locale e sistemico) prima di tornare ad esercitarsi, è
determinante la qualità di ciò che stiamo facendo e non la quantità. |
Altri modi per incrementare l'intensità. |
Aumentare il carico. Sembra una banalità, ma
dobbiamo evitare semplificazioni eccessive. Nella pratica la scelta del giusto
peso va messa in relazione al tipo di esercizio, al tipo di allenamento, al
numero di serie e di ripetizioni che andremo a sviluppare. Individuare il peso
adeguato richiede una abilità che si apprende nel tempo, non è possibile
studiare in modo univoco una formula che valga sempre e comunque, e si deve
essere disposti a procedere anche per prove ed errori. Inoltre dipende anche da
fattori circoscritti nel tempo.
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Può infatti accadere
che nell'allenamento di oggi, ad esempio, il peso che ci
permette di raggiungere una elevata intensità per un certo
esercizio, sia inferiore del 10-15 percento rispetto alla volta
precedente. Non significa un calo assoluto della prestazione, ma
semplicemente ci spiega che in questa occasione, oggi, il nostro
organismo verrà sufficientemente stimolato con quella razione di
pesi, più bassa. E' inutile e controproducente volere ad ogni
costo maneggiare pesi più forti, pensando che "tanto ce la
faccio!". Andare oltre la giusta dose, pensando ai picchi
precedenti, semplicemente ci espone a grossi rischi di traumi.
Ogni seduta è un caso a sè e il rapporto tra il nostro corpo e
lo stress fisico cui andremo a sottoporlo, va interpretato sulla
scorta della nostra sensibilità, che avremo maturato con la
esperienza, con l'obiettivo di ottenere comunque un miglioramento
della nostra condizione. |
Ridurre la velocità di esecuzione. Più lenta è
l'esecuzione di un certo movimento con un dato peso, e maggiore diventa
l'intensità di quell'esercizio. E' anche vero che facilmente si incontra un
limite volendo dilatare molto i tempi del movimento, poichè va ad esaurire
prematuramente la nostra spinta emotiva, e non ci consente di mantenere la
giusta motivazione ed il giusto ritmo di esecuzione.
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In linea di massima può ritenersi efficace una velocità tale che
ci permetta di contare fino a 2 nella fase di spinta o di trazione
dell'esercizio (nota anche come contrazione concentrica), e di
contare fino a 3-4 nella
fase di ritorno dell'esercizio (nota anche come contrazione
eccentrica). Questa regola non si applica quando parliamo di
movimenti tipicamente esplosivi. Non è da escludere che ciascuno
possa anche sperimentare tempi diversi e che questi possano
ugualmente farlo sentire a proprio agio e produrre risultati.
Altre info nell'articolo su
fibre muscolari e ipertrofia.
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Ridurre le pause. Le pause ad esempio tra una serie
e l'altra permettono al corpo di recuperare le risorse e quindi lo mettono nella
condizione di affrontare con dovuta energia le nuove sollecitazioni meccaniche.
Tuttavia se andiamo a ridurre la durata di tali pause otteniamo come risultato
un incremento della intensità. La riduzione delle pause di recupero non può
essere comunque sempre applicata. Quando il nostro allenamento è orientato allo
sviluppo della forza pura, ad esempio, un tempo di recupero fra i 3 e 5 minuti è
essenziale per garantire sufficienti margini di miglioramento.
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Anche quando la
nostra condizione fisica non è delle migliori potrebbe essere
necessario mantenere pause più lunghe.
Leggi altro sul recupero.
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