DEPRESSIONE |
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Scioglierla come neve al sole |
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Pare un controsenso, ma a giudicare dalle percentuali di incremento, anno dopo anno, delle persone che vivono periodi di disagio emotivo, si ha la netta impressione che questa epoca di tecnologia, di comunicazione, di grande disponibilità di mezzi, abbia in realtà aumentato le barriere che si frappongono tra la gente, e soprattutto ABBIA ALIMENTATO LE BARRIERE CHE L’INDIVIDUO CREA PROPRIO IN SE STESSO. | |
Non sono le ambizioni disattese, non sono i fallimenti personali, e non sono le frenesie di obiettivi irraggiungibili: la #depressione vive di marginalità, di perdita di valore, di insistente pochezza, MA ANCHE SORPRENDENTEMENTE DI SCARSA QUALITA’ DEL CIBO. Tutti noi sentiamo ancora la passione che nel cuore di noi bambini ci permetteva di annullare il tempo, e di vederci realizzati nel nostro sogno, affermati, e apprezzati per ciò che naturalmente ci sentivamo di dover fare. Perché per noi era una spinta naturale, spontanea, una guida che ci calava serenamente nel ruolo che già sentivamo nostro, e che pareva ci avrebbe seguito per sempre, e sempre aiutato, nella nostra “missione”. Poi però, quel tritatutto che io chiamo 4C (Casa: educazione genitoriale – Chiesa: educazione religiosa – Civiltà: condizionamento sociale – Cultura: sistema di valori e scuola), ha ben presto “affettato” le nostre “insignificanti” aspettative, le ha sminuzzate per benino, e ci ha quindi propinato una miscela quantomeno insipida di ovvietà e di luoghi comuni, attribuendoci il ruolo “che è meglio per te”. Perché abbiamo accettato di spegnerci così? Perché non abbiamo invece pensato di meritarci un destino diverso, più favorevole, più soddisfacente per la nostra persona, e per la nostra personalità? La rinuncia di anni fa, forse addirittura di decenni fa, oggi assume proprio i connotati di quella depressione, di quel “male oscuro” che in realtà di oscuro ha ben poco, visto che non è così difficile risalirne alla causa. Se analizziamo la questione da un’angolazione inaspettata, ben presto si scorge una volontà precisa, un meccanismo ben congegnato, che ci rivela che la mente può formare il corpo, e soprattutto la sua antitesi, e cioè CHE IL CORPO PUO’ FORMARE LA MENTE. E’ questo il punto sul quale mi piace addentrarmi, e scopro che, laddove non fossero bastate le 4C di cui sopra, si è provveduto ad inserirne una quinta, ancora più sottile e subdola nell’influenzare il nostro atteggiamento, e finanche il nostro libero arbitrio. Il Cibo. Ma come è possibile allora che un panino, una pizzetta, o uno snack, sia in grado di modificare il nostro pensiero? L’assurdità di tale ipotesi potrà forse non riuscire nemmeno a scalfire le mie e le vostre convinzioni, ma il ragionamento che ne scaturisce potrebbe certamente farlo. Sappiamo che nell’organismo si vengono a formare particolari molecole dette neurotrasmettitori, come lo sono la serotonina, la dopamina, la noradrenalina. Nel caso della noradrenalina questa si forma in situazioni vissute come emergenza, come esigenza di impegno immediato, permettendo a tutto il corpo di predisporsi all’azione. Il battito cardiaco accelera, la pressione sanguigna sale, i muscoli si attivano, l’attenzione sale, ecc. L’altro neurotrasmettitore per così dire antagonista, la serotonina, è invece collegata a stati emotivi di relax, di pace e serenità, e dunque favorisce la calma pressoria, i muscoli rilassati, la propensione alla quiete mentale. Ebbene, si è dimostrato che IL CIBO E’ IN GRADO DI INFLUENZARE PESANTEMENTE LA PRODUZIONE DI QUESTE DUE SOSTANZE, E QUINDI DI INTERVENIRE DIRETTAMENTE SUL NOSTRO STATO EMOTIVO. Quando ad esempio ingeriamo carboidrati, ai quali il corpo risponderà con l’insulina, otteniamo anche un altro effetto, e cioè il potenziamento di un precursore della serotonina (triptofano). Tanto più triptofano ritroviamo in circolo, tanta più serotonina verrà prodotta. Ma al tempo stesso, per la fondamentale legge di equilibrio cui il corpo si deve attenere, altri precursori saranno in quantità ridotta, e dunque limitata sarà la relativa produzione di neurotrasmettitori antagonisti. La serotonina come detto, viene associata ad un generale stato di benessere, di felicità, di soddisfazione, ma la sua presenza in corpo ha breve durata, poiché essendo legata a doppio filo con gli zuccheri, quando questi scendono rapidamente per intervento della insulina, ANCHE LA SEROTONINA SCENDE RAPIDAMENTE. A questo brusco calo di zuccheri fa seguito l’intervento del cortisolo, che tenderà a farli risalire, per compensare nuovamente, ma lo farà anche privilegiando altri neurotrasmettitori, come la noradrenalina e la dopamina. Che abbiamo visto essere legati a particolari stati di attenzione, di riflessi accentuati, di predisposizione all’azione, che alla lunga procurano malessere e agitazione fini a se stessi. Dunque diventa chiaro che stiamo assistendo ad una altalena emotiva fortemente destabilizzante, in grado di lesionare dall’interno, e senza apparente legame causa/effetto, le nostre sicurezze, le nostre stesse idee, le nostre sensazioni, e come riusciamo ad interpretarle. E’ proprio il modo in cui un medesimo evento può avere più letture, che può aiutarci a comprendere ancora meglio cosa succede. Facciamo un esempio. Ci prepariamo ad affrontare una giornata all’aperto, abbiamo una giornata di riposo a disposizione, e la nostra idea è quella di andare a spasso per il centro, fare un bel giro in bici, fermarci in qualche locale per un drink, incontrare degli amici… Poi inizia ad andare tutto storto, il cielo si annuvola, piove, niente passeggiata, gli amici ci chiamano per avvertirci di avere impegni imprevisti, e la nostra giornata sfuma… E’ dopotutto banale, non abbiamo sconvolto la nostra esistenza, eppure sommandosi alle insoddisfazioni di giorni, settimane, e mesi precedenti, tutto diventa più cupo, ci sale un fastidio dentro che non tolleriamo, il nostro volto si fa scuro, anche la pelle sembra più rugosa, diventiamo irascibili. Ma sarebbe bastato dirigere il nostro desiderio di libertà e coinvolgimento in un altra direzione per vivere ancora al meglio quella giornata. Forse avremmo potuto leggere, guardare un film, dedicarci a realizzare qualcosa con le nostre abilità, magari anche sistemare il garage, resettare le nostre cose, riaccendere un vecchio hobby. Qualsiasi cosa, in definitiva, avrebbe saziato la nostra necessità di costruirci la giornata con le nostre mani, disponendo finalmente del tempo come desideriamo. E sarebbe stato sufficiente. Soprattutto per il nostro equilibrio interiore. Ma purtroppo, quei repentini cambi di umore che ci affliggono, seguono la stessa evoluzione di quella serotonina così strettamente legata agli zuccheri. Facile, quindi, a questo punto, suggerire di ridurre, e non poco, l’apporto alimentare di carboidrati. Ma quanti possono ritenersi così forti e determinati da impartire a sé stessi la necessaria svolta? La mia esperienza di oltre 30 anni mi dice che sono davvero pochi. Ma per tutti coloro che questa forza non riescono a trovarla esiste un aiuto di comprovata efficacia: il ganoderma. Tra le tante peculiarità scoperte in questo alimento, vecchio di 4000 anni, e che è stato oggetto di studi negli ultimi 30 anni, dobbiamo ricordare la presenza di sostanze alcaloidi coinvolte nella stabilizzazione dell’umore, di adenosina e guanosina che agiscono come miorilassanti (i muscoli si distendono), e che hanno anche effetto sedativo naturale sul Sistema Nervoso Centrale. L’adenosina in particolare ha effetti determinanti sulla qualità del sonno, permettendo di raggiungere compiutamente le ultime fasi del sonno (REM) in cui il cervello ha piena possibilità di “ripulirsi e rigenerarsi”. L’endorfina pure rientra tra le molecole la cui produzione è promossa dal ganoderma, e mostra i suoi positivi effetti nell’indurre una piacevole condizione di benessere e piacere di sentirsi bene e “positivi” , che solo un certo tipo di attività fisica, mediamente intensa e protratta per almeno 30 minuti, è in grado di ottenere. Non ultima, il ganoderma ha la potenzialità di normalizzare la produzione di neurotrasmettitori, in modo genuino, e di supportare l’organismo nella sua prima fase di purificazione. E per tornare al panino di cui al ragionamento sopra, magari farcito di nutella, ora pare meno avventato l’accostamento iniziale, e con maggiore sincerità si può iniziare a rivedere il proprio stile alimentare, con il conforto di un alimento a 360 gradi, come il ganoderma. Nota Importante. Per coloro che decidono di sperimentare la terapia naturale a base di fungo ganoderma, è necessario sapere che i procedimenti con i quali vengono ricavate le polveri dal fungo sono DETERMINANTI nel mantenere (o perdere) i principi attivi di cui sopra. Quindi i procedimenti estrattivi che impiegano solventi chimici utili a massimizzare la resa del prodotto di partenza, ANNIENTANO la biodisponibilità delle sostanze contenute, e diventano altresì un PERICOLO PER LA SALUTE, in quanto i residui di lavorazione rimangono “intrappolati” nella struttura chimico fisica del fungo. Ho valutato con attenzione le varie proposte e le relative specifiche di produzione di varie aziende presenti sul mercato del ganoderma, ed ho verificato che l’unica a fare della TOTALE GENUINITA’ del prodotto finale un preciso obiettivo aziendale è la DXN. Non a caso il nome DXN esprime nella lingua madre (il cinese), i concetti di AFFIDABILITA’, ONESTA’, VIRTU’. Se intendi dunque apprezzare fino in fondo gli effetti che può generare su di te, sui tuoi disturbi, sulla tua salute complessiva un prodotto naturale e di storia millenaria come il Ganoderma Lucidum, contattami qui oppure al 327 7343859.
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